di Rodolfo Fellini
L'arrivo della primavera nell'Emisfero meridionale ha portato con sé il timore che l'anomalia climatica chiamata "El Nino" torni a manifestarsi con i devastanti effetti già mostrati in passato.
Studi e monitoraggi compiuti attraverso analisi delle maree, satelliti e sistemi informatici fanno temere che, a cavallo tra il 2009 e il 2010, le condizioni climatiche nell'Oceano Pacifico rispecchino quelle del 1997, quando El Nino causò danni enormi in mezzo mondo.
L'allarme si è diffuso ora all'Africa Orientale, dove scienziati e amministratori di dieci Paesi cercano strategie contro le alluvioni legate al Nino.
Un fenomeno normale nel Pacifico
El Nino consiste in un forte, ma naturale, riscaldamento delle acque superficiali nella fascia tropicale del Pacifico, al largo di Ecuador e Perù.
Di norma, esso si verifica per circa 20 giorni tra dicembre e gennaio: il nome "Nino" ("Bambino") sta ad indicare che spesso il fenomeno fa la sua comparsa intorno al Natale.
L'anomalia insorge quando le correnti da sud non intervengono a raffreddare le acque superficiali dell'Oceano, ampliando la zona in cui la temperatura aumenta e contribuendo a invertire la pressione atmosferica tra Asia e Sudamerica,con forti alterazioni sul clima.
Anomalie cicliche e catastrofiche
"El Nino" si ripropone in forma anomala in media ogni 4-5 anni, ma non è possibile stabilire la durata dei ciclo. Esso causa fenomeni inusuali, che si concentrano lungo le coste dell'Oceano Pacifico meridionale, ma si ripercuotono sul clima di tutto il mondo.
Per un periodo che varia tra i 9 e i 12 mesi, ma può arrivare anche a 3 anni, El Nino provoca un rilevante aumento della piovosità sulle coste del Pacifico dal Messico al Cile (ma anche in Giappone, California e Caraibi) e, in parallelo, lunghe siccità dall'Australia all'Indonesia (ma anche Brasile, India, Africa centrale, Canada e Alaska).
La Nina: stessi danni, ma al contrario
Il fenomeno climatologico noto come "La Nina" crea condizioni opposte a quelle del Nino. Durante La Nina, le acque superficiali della medesima zona del Pacifico si raffreddano, alterando la pressione atmosferica e il clima delle stesse regioni. Si hanno così alluvioni in Australia, Sud-est asiatico e Corno d'Africa e lunghe siccità nella fascia pacifica dell'America meridionale e nei Caraibi.
La Nina non ha intervalli regolari e non compare necessariamente dopo El Nino. Memorabili restano le siccità da essa provocate tra il 1988 e il 1989. El Nino, muta la piramide alimentare
"Le conseguenze sul comparto biologico degli oceani di un evento El Nino particolarmente intenso risultano estremamente evidenti ai livelli più alti della piramide alimentare", spiega a Televideo Paola Del Negro, vicedirettrice del Dipartimento di Oceanografia Biologica di Trieste (www.ogs.trieste.it).
"I pesci di valore commerciale riducono la crescita, il potenziale riproduttivo e la sopravvivenza, ma soprattutto modificano il loro habitat tradizionale e vengono pescati in aree inusuali. Esempi evidenti riguardano la pesca dei calamari nelle acque fredde del nord, lontano dalle tradizionali aree di pesca della California".
Effetto serra: poche ipotesi
"Ancora poco considerati sono gli scenari che riguardano l'ecosistema marino nel suo complesso in relazione al riscaldamento globale", osserva Del Negro.
"Le interazioni tra atmosfera, oceano e comunità biologiche influenzano non solo l'ambiente marino, ma tutto il sistema terrestre, coinvolgendo i cicli biogeochimici, la circolazione oceanica e il trasporto atmosferico".
"I mari svolgono, ad esempio, un ruolo importante nel regolare i livelli atmosferici di anidride carbonica, mediante i processi di solubilità dei gas che avvengono nelle acque fredde o attraverso la fotosintesi del fitoplancton".
El Nino 2009/2010 resterà debole
"Da giugno si è sviluppato un nuovo episodio di El Nino, per ora debole e assai lontano dagli eventi più intensi degli ultimi 30 anni". Lo dicono a Televideo Claudio Castellano e Daniele Cat Berro, della Società Meteorologica Italiana (www.nimbus.it).
"L'attuale indice ONI, definito per misurare l'entità e l'anomalia di El Nino, è intorno a +0,8°C, mentre raggiunse +2,3°C durante l'episodio del 1982- 83 e di +2.5°C nel 1997-98. Secondo le previsioni dei modelli atmosferici e oceanici, El Nino si intensificherà nell'inverno, ma difficilmente raggiungerà l'intensità dei passati episodi".
Difficili episodi di El Nino altrove
"La possibilità di prevedere il comportamento dei cicli di El Nino da parte dei modelli numerici al calcolatore è nettamente migliorata negli ultimi anni, ma al momento le previsioni per il XXI secolo non prospettano significativi cambiamenti nell'intensità e nella frequenza del fenomeno come conseguenza del cambiamento climatico", spiegano ancora Castellano e Cat Berro.
"I modelli segnalano per il futuro possibili alterazioni delle correnti oceaniche, ma è difficile che queste comportino l'insorgenza di fenomeni simili a El Nino in altre mari. Infatti, El Nino è legato alla conformazione geografica dell'oceano stesso e delle sue coste".