Festival della Letteratura Ebraica


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Younis, una voce moderata dal mondo arabo

'Sappiamo che i conflitti nascono dall'ignoranza. La letteratura è fondamentale per creare maggiore comprensione'

Romanziere, poeta e traduttore, Tawfik Younis è presidente del Centro culturale italo-arabo a Torino. Nato a Mosul (l'antica Ninive), in Iraq, nel 1957 e lureato in Lettere e Filosofia all'Università di Torino, vive in esilio a Italia dal 1979 quando è salito al potere Saddam Hussein. E' membro della Consulta islamica e dirige la collana Abadir culture dell'Africa e del Medio oriente (Casa editrice Ananke). Ha scritto numerosi libri, tra cui 'Il profugo', 'Dai Califfi all'integralismo', 'l'Iraq di Saddam'.

Che ruolo ha la letteratura nella trasmissione e nella comprensione della storia?
La letteratura è più sincera della storia, è più penetrante. La storia spesso ci racconta la cronaca, cronaca che può essere tramandata, come può essere astratta, asciutta, mentre la letteratura può racconatre lo stesso episodio in modo più penetrante e avvolgente. Ci dà un ruolo interiore che la storia non sa dare. Quando un letterato o uno scrittore tratta un determinato argomento in un romanzo, un tema come ad esempio il conflitto arabo israeliano o israelo palestinese, vediamo che il coinvolgimento del lettore è maggiore, per cui noi viviamo, diversamente il racconto storico nei libri di Oz, Yehoshua, o scrittori anche palestinesi come Taha, le poesie di Mahmoud Darwish, viviamo dentro il problema, dentro la società, e vediamo i fatti e li percepiamo da un punto di vista completamente diverso da quanto viene raccontato dalla storia.

La letteratura può aiutare nella comprensione di un conflitto?
Moltissimo. Pensiamo quale ruolo ha avuto la letteratura per creare una comprensione maggiore. Purtroppo sappiamo che i conflitti nascono anche dall'ignoranza, dal pregiudizio dalle pretese politiche. Io non ritengo che il conflitto arabo israeliano sia un conflitto di carattere socio religioso, in quanto è prevalentemente economico e politico, dunque come viene poi esposto dalla letteratura ci dà dei risvolti umani, in modo che lo scrittore arabo può comprendere e conoscere da vicino la società israeliana, dall'interno, e sapere anche le sue sofferenze, i suoi pensieri, il suo modo di vivere, che è molto vicino al nostro. E viceversa per il lettore israeliano.

Come giudica la situazione attuale in medio oriente?
Purtroppo la situazione sta precipitando, non soltanto nel rapporto tra palestinesi e israeliani, ma anche tra palestinesi e palestinesi. Questo conflitto tra Hamas e l'Autorità Palestinese non avrà benefici nel conflitto, anzi potrebbe ritornare a discapito di Israele. Ogni volta che c'è un governo di destra c'è un'escalation di violenza, come è successo ai tempi di Sharon e oggi con Netanyahu. Con queste provocazioni, da una parte e dall'altra, questa corsa a voler incendiare lo scontro, non sarà utile per nessuno e continuerà a peggiorare la situazione. Israele oggi ha bisogno di condurre una politica diversa nei confronti dei palestinesi e dei Paesi arabi. Da una parte deve avere rapporti solidi e chiari con i moderati, dall'altro un certo aiuto, per poter aprire un dialogo, se vuole la pace. Lo stesso deve fare anche con i Paesi Arabi. C'è una proposta araba. Deve essere accolta. Un rapporto di pace futuro tra Israele e i Paesi arabi potrà essere utile e portare benefici anche allo Stato di Israele.

Morris afferma che non c'è possibilità di pace perche da parte dei tre quarti dei palestinesi non viene riconosciuto ancora lo Stato di Israele.
Solo uno stupido in questi tempi pensa realmente che lo Stato di Israele non esista o non debba esistere. Ebrei e palestinesi hanno vissuto in quella terra dall'alba dei tempi. Bisogna risolvere questo problema al di là del pregiudizio o di quanto può pretendere la parte palastinese. Se lo pensa Hamas questo non vuol dire che lo pensano tutti i palestinesi. La maggioranza dei palestinesi sa che non si potrà vivere in quella terra senza lo Stato di Israele. Lo Stato di Israele deve dare una prova: o creare uno Stato per tutti, dividendo il territorio anche con i palestinesi, oppure dare ai palestinesi quanto gli spetta, un territorio con dei legami di amicizia e cooperazione. Non penso che questo sia il vero ostacolo. La pace si puo fare. E' stata fatta con l'Egitto anche se qualcuno diceva che Nasser (e quindi tutto lo Stato Egiziano) voleva buttare gli ebrei nel mare. Quella pace regge ancora, è stata fatta con la Giordania, basta un altro passo per poterla fare anche con Siria e Libano. (C.T.)