I tesori naturalistici del Mediterraneo messi in pericolo dal rischio petrolio: le nazioni coinvolte sono Spagna, Marocco, Algeria, Italia, Grecia e Croazia. E' quanto rileva il Wwf nel dossier 'Teniamo la rotta-Tutela dell'ambiente marino e navigazione marittima' lanciato in occasione della partenza del Giro d'Italia a vela da Trieste.
Nella mappa delle aree più esposte alla ''minaccia'' delle trivelle c'è il mare di Alboran (tra Spagna, Marocco e Algeria), acque in cui migrano nel Mediterraneo balene, delfini, tartarughe marine, pesce spada e tonno, le Isole Baleari dove sono presenti praterie a posidonia e numerose specie di cetacei; il Bacino sardo-corso-liguro-provenzale che soprattutto in estate si popola di balene e diverse specie di delfini; le Bocche di Bonifacio; il Mar Egeo, Bosforo e Dardanelli che ospita la piu' consistente popolazione di foca monaca del Mediterraneo (tra i 120 ed i 250 esemplari); le coste della Dalmazia; le coste dell'Algeria e Tunisia; il Tirreno meridionale e lo Stretto di Messina; il Golfo di Gabes, in Tunisia; il Golfo della Sirte (Tunisia); il Mediterraneo orientale e Iskenderun Bay (Turchia) e Lagune costiere adriatiche.
Il Mar Mediterraneo (2,5 milioni di kmq per 3,7 milioni km e circa 46,270 di km di costa) è - spiega l'associazione - ''uno scrigno di biodiversità'' su cui ''grava un'ondata di traffico merci (3,6 miliardi di tonnellate di beni movimentati nel solo 2010) e trasporto di petrolio (9 milioni di barili ogni giorno), pari al 20% del greggio trasportato in tutto il mondo, di cui metà scaricati nei soli porti petroliferi italiani (tra cui Genova, Trieste e Venezia definita una 'rotta di cristallo')". Ci sono anche 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas e 180 centrali termoelettriche.