Nonostante il terremoto che ha messo in ginocchio l'Emilia colpendo almeno la metà delle imprese, nonostante gli ingenti danni e la crisi durissima che non molla, lo spirito imprenditoriale degli emiliani non demorde. A due mesi dalle prime scosse, i due terzi delle aziende danneggiate ''pensano positivo e ritengono che la ricostruzione potrebbe risultare addirittura un'opportunità'', oltre la metà (55%) delle imprese danneggiate è convinta nell'arco di 5 anni di tornare forte come prima, il 25% addirittura piu' forte.
E' il dato - sorprendente - che emerge da un'indagine Cna-Ipsos su un campione di 200 Pmi del territorio. Nonostante le difficolta' insomma, l'ottimismo di una delle zone piu' produttive d'Italia e' davvero invincibile, eppure molte imprese, dice la ricerca, non sono ancora riuscite a far ripartire gli impianti (39% delle Pmi).
Il sondaggio Ipsos, va detto, è precedente alle due buone notizie di sabato 28 luglio: in arrivo con la spending review ci sono 6 miliardi di finanziamento agevolati con la garanzia dello Stato oltre a un congelamento di sei mesi per i pagamenti delle bollette di luce, gas e acqua, stabilito dall'Autorita' per l'Energia, fino al 20 novembre prossimo.
In più, i Comuni potranno contare su un pacchetto di assunzioni per affrontare l'emergenza, sempre nella spending: 170 contratti a termine ai quali se ne aggiungono 50 che potra' fare la struttura commissariale presso la Regione. Boccate di ossigeno importanti per un territorio ferito dove oltre la metà delle Pmi sono state danneggiate, in particolare nelle province di Ferrara, Modena e Reggio Emilia.
Il 13% di queste ha riportato danni gravi, soprattutto a capannoni e locali. Il 39% di queste non è ancora riuscita far ripartire l'attivita' e il 41% pensa di non riuscirci prima dei sei mesi; alcune addirittura prima di due anni. In una delle zone ritenute a basso rischio sismico, il terremoto ha inferto ferite profonde, oltre l'immaginabile, ricorda l'indagine della confederazione artigiana: entro 20 chilometri dall'epicentro si contano circa 35mila imprese, con oltre 120mila addetti.
La sola area prossima all'epicentro genera il 10% del prodotto interno lordo dell'Emilia e il 30% delle sue esportazioni, con un impatto sul Pil nazionale superiore all'1,5%. Il sisma rappresenta quindi una situazione nuova per la pianura padana dove le aree distrettuali aggredite (dal biomedicale alla meccatronica e all'agroalimentare) occupano un ruolo decisivo nell'export italiano.
Alle imprese interpellate da Ipsos, l'Italia appare un Paese incapace di fare prevenzione, che brilla però nell'emergenza e nelle attivita' di soccorso, ma poi comincia a perdersi gia' nella prima fase post-emergenza. Nei comuni colpiti il 59% del campione ritiene l'Italia incapace di prevenire i disastri. Bene invece i soccorsi (forze dell'ordine, vigili del fuoco, protezione civile) e la grande reazione di solidarietà; negativa invece la valutazione della fase post-emergenza, a cominciare dalla ricostruzione, su cui pesano tra gli emiliani i timori di lungaggini burocratiche, corruzione e speculazione.